Imposta sull’energia e IVA: iniziativa perversa

Fabio Canevascini

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L’otto di marzo siamo chiamati a esprimerci sull’iniziativa popolare “Imposta sull’energia invece dell’IVA”. Prima di dirvi cosa ne penso voglio raccontarvi una fiaba di Esopo, che mi è venuta in mente leggendo il testo dell’iniziativa. “Un leone, trovata una lepre addormentata, si rallegrò e decise di mangiarsela. In quel momento però vide una cerva che vagava nella selva e considerando che la lepre era addormentata e che l’avrebbe ritrovata al suo ritorno, si mise a inseguire la cerva. La lepre fu svegliata dal rumore dei rami spezzati e fuggì nella sua tana. Il leone, non essendo riuscito a raggiungere la rapida cerva, ritornò nel luogo in cui aveva lasciato la lepre addormentata, confidando nella preda certa. Quando scoprì che la lepre era fuggita, il leone si disse amaramente: “Ecco la giusta punizione per la mia avidità. Ho lasciato la preda certa per l’incerta e ora mi ritrovo senza né l’una né l’altra.”

Ecco, l’iniziativa che chiede di abolire l’IVA e di sostituirla con una tassa sull’energia sporca si comporta come il leone: lascia la via certa per la via incerta. Buona cosa quella di far pagare alle energie sporche il danno che causano alla comunità, secondo il principio del “chi inquina paga”. E buona idea anche quella di renderle meno attrattive e quindi a spingere tutti noi a consumarne meno, producendo così un salutare risparmio energetico. Se l’iniziativa si fosse limitata a questi aspetti, mi sarebbe piaciuta molto.

Il grosso problema è che i Verdi liberali, che hanno lanciato l’iniziativa, hanno chiesto in vero stile liberale di minare la fonte maggiore di entrate dello Stato svizzero, vale a dire l’IVA. Nelle loro spiegazioni parlano solo di svolta energetica, ma sul costo della loro manovra si guardano bene dal commentare. Vediamo un po’ di cifre. Oggi l’IVA frutta alla Confederazione 22 miliardi di franchi all’anno. Per intenderci, si tratta di un terzo del bilancio federale. Eliminare questa entrata è più che pericoloso: è da suicidi. La Confederazione si vedrebbe infatti costretta a effettuare tagli, ed è facile immaginare in quali direzioni: AI, aiuti sociali, formazione, trasporti pubblici eccetera.

Questi 22 miliardi che mancherebbero nelle casse dello stato verrebbero sostituiti, secondo gli iniziativisti, dalla tassa sullo spreco energetico. Ma lo scopo di questa tassa è proprio quello di far diminuire gli sprechi. Lo vedete il circolo vizioso? Questa iniziativa poggia su una concezione perversa e autolesionista: vuole rendere dipendenti le entrate statali da una cosa alla quale vorrebbe mettere fine, ovvero lo spreco energetico. In altre parole: più risparmiamo energia meno soldi avremo in cassa.

E quindi bisognerebbe alzare sempre più queste tasse sul consumo energetico, proprio per sopperire ai 22 miliardi mancanti. Chi metterebbe in difficoltà un aumento così vertiginoso dei prezzi di benzina, energia elettrica eccetera? Le famiglie che già oggi faticano ad arrivare a fine mese. E che dire delle imprese piccole e medie, che già faticano a stare al passo con la concorrenza internazionale? Per non parlare delle ripercussioni che l’iniziativa avrebbe sulle zone montane, lontane dai centri urbani. Sarebbe immaginabile spostarsi a quei prezzi? No.

L’iniziativa lanciata dai Verdi liberali è anti-sociale e rischia da un lato di compromettere le finanze della Confederazione e dall’altro di pesare soprattutto sui bilanci delle famiglie e delle imprese con meno mezzi. Ci sono vie di sicuro più convincenti per raggiungere lo scopo di un risparmio energetico efficiente. Facciamo un passo alla volta, invece di fare come l’ingordo leone della favola di Esopo, che per avere tutto si è ritrovato con un pugno di mosche in mano. L’otto di marzo vi invito a votare no all’iniziativa “Imposta sull’energia invece dell’IVA”.

Fabio Canevascini, deputato e candidato PS al Gran Consiglio

Pubblicato sul Corriere del Ticino del 03.03.2015:Corriere del Ticino 03.03.2015 – articolo IVA

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